Disclaimer da autore
So che alcuni amici sarebbero interessati a leggere taluni degli articoli che scrivo ciononostante non vogliono pagare l’abbonamento alla piattaforma Medium. Per questo vorrei illustrare alcune delle ragioni della mia scelta:
- Essendo un iscritto della prima ora, di infinitamente prima che i contenuti andassero all’ammasso inseguiti da addestratori di AI onnivori ed ingordi di qualsiasi idiozia, ho finito per accumularvi tanto di quel materiale e facilmente reperibile perché ben indicizzato che risulta uno dei miei principali punti di riferimento che non vorrei andasse perso.
- Quando sarò trapassato i contenuti continueranno a rimanere fino almeno al suo fallimento, diversamente dall’obsolescenza dei siti personali che cessano di esistere con il proprietario (i social naturalmente li ho esclusi dalla vita, salvo Telegram che è anche poco social ma che però non risponde al requisito di facile individuazione).
- Credo che il lavoro di Ev Williams (già padre di Blogger e quindi di quasi tutti i blog e della maggior parte del Content Management) e soci di promozione di contenuti di qualità invece che di ciarpame da social vada sostenuto e supportato nonostante i suoi inevitabili limiti (primo fra tutti il filoanglismo statunicentrico) specie in questi anni dí stupidità diffusa.
- Medium è uno dei pochi portali e servizi che tenta di proteggere i contenuti dall’addestramento dei bot, GPT, prompt e Idiozie Artificiali varie, o almeno così si dice, pur ammettendo che non è facile difendersi da tutte le violazioni ben nascoste che questi delinquenti possono mettere in atto. Fissando il contenuto a pagamento questa protezione è ancora più valida. Penso che pagare per chi si sforza di condividere conoscenze invece che solo per farsi aperitivi o birre e hot dog sia almeno segno di rispetto, e non certo di guadagno per l’autore che, almeno nel mio caso in un anno di lavoro non arriva a totalizzare l’equivalente della mancia più avara per un tavolo al cameriere.
- Le pubblicazioni cartacee sono inflazionate e più confuse che mai: vanno nel mucchio della differenziata, o nelle raccolte di eBook taroccati e ammassati da accumulatori seriali che, a parte questa attività, poi non ne leggono uno, a parte qualche giallo o autore di grido. Non vale più la fatica (notevole alquanto) di scrivere saggi da pubblicare.
Avevo tentato anche altre vie alternative come Locals.com, ad esempio, che però è stata seguita pochissimo. Questa la conservo nel caso voglia ancora intraprendere dei podcast che su Medium non sono ancora gestibili.
Tuttavia, comprendo che pagare la retta a Medium possa non essere nelle corde di molti e lo rispetto. Se mi scrivete alcune cose si possono concordare.
Conto sulla vostra comprensione.
Ciao
Ennio