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La teoria di una catastrofe
#Quarantinodyssey — parte quarta
Un’atmosfera surreale si diffonde per le corsie del supermercato questa mattina: coppie separate all’ingresso, persone che vagano a distanza ragguardevole una dall’altra senza contatto, come monadi alla deriva, magneti che allonanano quelli dello stesso polo avendo annullato quello complementare e un grande vuoto che satura lo spazio, infinitamente maggiore a quello che ci sarebbe a magazzino vuoto.
Come ho scritto in precedenza, il virus quasi certamente scomparirà repentino all’albeggiare dei primi violenti caldi primaverili ma quello che lascerà attorno a sé, non solo non scomparirà così in fretta, ma proseguirà avendo appreso qualcosa.
La nostra cultura ha dato un eccessivo valore alla sostanza materiale più che alla ragione della forma. Noi tendiamo a pensare in maniera schizofrenica sostenendo da un lato che la pioggia è pioggia e non è neve, non è grandine, non è brina, non è nebbia; d’altro lato ci facciamo forti del pensiero che è tutto acqua e che il resto è solo apparenza. A seconda della convenienza asserviamo comunque la forma delle cose alla loro sostanza, considerando che c’è solo acqua in un caso, o che il ghiaccio è ghiaccio e non vapore, dall’altro.
Ieri era come oggi. Oggi è solo uno ieri un po’ diverso dettato dalle circostanze. Domani sarà come…